Questa imprecativa maschera africana, striata da una rete di scanalature sbiancate, sarebbe femminile. Alle diverse zone di questo tipo di maschera (tra cui la barba, il costume e il corpo di chi la indossa) è attaccato un simbolismo particolare: la bocca, ad esempio, incarnerebbe il becco di un uccello e il fuoco dello stregone. Questo esemplare si distingue per le sue potenti caratteristiche di proiezione. Altezza su base: 52 cm. Patina opaca, erosioni e crepe. Sono elencati tre tipi di maschere d'arte africana "Kifwebe" (o maschera in Songye): il maschio (kilume) generalmente con una cresta alta, la femmina (kikashi) presenterebbe una cresta più modesta o addirittura assente, ed infine il più grande potere incarnante (Kia ndoshi). Lo scultore Songye godeva di uno status elevato all'interno della società bwadi e produceva anche vari oggetti cerimoniali, ma anche per l'uso quotidiano, tazze, mortai, bastoni, ecc... Praticato anche dai Luba, il culto bwadi bwa kifwebe ("maschera" in Songye) agiva come una polizia segreta a favore del potere, così da controllare gli individui attraverso la magia. Indossate con un abito e una lunga barba in fibre naturali, le maschere Kifwebe sono apparse anche durante le fasi cruciali delle cerimonie di iniziazione, al novilunio. Il novizio doveva passare tra le gambe dell'iniziatore mascherato del kifwebe maschio. Gli fu poi insegnato un linguaggio in codice usato dalla società. Ciascuna delle logge kifwebe non poteva avere più di sette maschere, un numero simbolico tra i Songye. "Iniziati, bacino del Congo" ed. Museo Dapper; "Arte africana" ed. Mazenod.
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