Le maschere africane e l'influenza musulmana. Dotata di corna arcuate che evocano il bufalo siginkuru-ayna, un bue sacrificale associato all'immagine dell'"antico musulmano" Horingyo, questa maschera bifacciale presenta tuttavia due tratti umani. Patina policroma. Abrasioni, lievi perdite. Stabilitisi in Costa d'Avorio, ma anche in Ghana, i Ligbi, islamizzati, subirono però l'influenza della scultura tribale Senoufo, poiché incaricarono Senoufo o Mandé di scolpire le loro maschere. I Djimini, invece, sono Senufo che vivono nella regione di Dabakala. Questo è il motivo per cui le loro maschere legate alla società do le cui danze erano generalmente supervisionate dai Ligbi sono intrise di queste reciproche influenze. Questa tradizione mascherata, condivisa dai Djimini, si è conservata per manifestarsi durante le feste religiose di aïd-el-fitr e Aïd el-Kébir (festa delle pecore) accompagnate da sacrifici e canti, e simboleggiando così la rottura del digiuno. Poco prima dei festeggiamenti, se necessario, la maschera verrà ridipinta e quindi rivestita di koro, composto da fogliame bruciato le cui ceneri vengono mescolate con olio di palma.
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